sabato 22 luglio 2017

Battuta esterna Grone


E un sabato impegnativo, almeno per me, sveglia alle 5:00, lavoro e alle 12:00 esco di corsa, vado a casa , mangio un insalata al volo e parto per raggiungere i ragazzi vicino Grone.

Siamo Massimiliano Mannone, Vezzoli Federico e altri due corsisti, Alberto da Tavernola Bergamasca e Giuseppe da Cividate Camuno.

Obbiettivo della giornata è visionare un area dove il proprietario ha individuato dei "buchi" nel terreno e che Grip giorni prima, aveva già visionato..

Con le indicazioni telefoniche del proprietario del terreno e incrociate con quelle di Grip, in poco tempo la squadra, raggiunge  la cascina diroccata  e quindi iniziamo a esplorare. Ci dividiamo in due squadre  per visionare il più accuratamente possibile il territorio. I buchi non mancano, si sente anche aria fredda. Iniziamo subito a infilarci in ogni apertura, a spostare macigni più grossi di noi, a calarci dalle pareti a strapiombo per visionare possibile aperture, ci divertiamo e, anche la compagnia è ottima!!

Troviamo un'apertura,scaviamo, in pochissimo tempo entriamo 3-4 metri, sentiamo aria fredda,bisogna allargare con mezzi più cattivi!

Troviamo anche una frattura/ scollamento, profondo circa 6 metri, la cui base è tappata, meriterebbe uno scavo più approfondito e comunque potrebbe essere, già messa a catasto. Mi ci fiondo dentro a capofitto!! Mi segue Vez che decide di chiamarla ( la grotta di Ella ) , ci chiediamo tutti chi sia questa Ella!

Verso le 18 :00 smettiamo di scavare, i ragazzi devono rientrare! Lasciamo altri buchi da visionare per la prossima volta! La zona è davvero bella.

La giornata è stata interessante, bravi Vez, Alberto e  Giuseppe alla loro prima uscita con PS e sicuramente , la prima di tante altre! Bello vedere i sorrisi sui loro volti!!

Massimiliano Mannone


martedì 4 luglio 2017

Uscita serale-notturna grotta D12 a Grone

Io e Andrea, come da programma, passiamo a prendere Lisa verso le 19:00 che, rientrata dal lavoro, si è nel frattempo preparata desiderosa di unirsi alla festa...

L'appuntamento è a Grone alle 20:00 con un cospicuo numero di persone: Vez che per l'occasione ha deciso, dopo essersi consultato con noialtri, di invitare anche Ottavia, un giovane virgulto del gentil sesso che fa arrampicata e che ha appena fatto anche il corso speleo con il CAI di Lovere; Kraus, in arrivo dalla Valle Imagna e reduce da un accompagnamento pomeridiano in grotta Europa; e c'è anche, come da accordi, il bravo fotografo Piero Annoni che, desideroso di cimentarsi in scatti ipogei e allettato dal sottoscritto sulla bellezza della grotta e soprattutto sulle dimensioni dei suoi ambienti, non resiste alla curiosità e accetta volentieri di unirsi all'allegra brigata. Il programma prevede che verso le 21:00 ci raggiungano anche Corrado Pasinelli e Mannone Massimiliano. In totale quindi saremo ben in nove!

Scopo dell'uscita: beh, semplice, fare gruppo, far vedere a tutti la bella grotta (che va ancora vista per bene), dare modo a Piero di amalgamarsi con il gruppo (dopo averci conosciuto a Grone) visto quanto sembra desideroso di unirsi alle attività di PS in qualità di reporter ufficiale, dare modo a Piero di allenarsi nei suoi scatti sotterranei che sembrano stimolarlo molto, giuntare il rilievo fatto da me e Max con il pezzo nuovo esplorato da me e Vez due settimane fa e soprattutto...scendere il pozzetto finale per vedere l'entità del lavoro da fare per proseguire le esplorazioni.

Ci cambiamo, infastiditi da una leggera pioggerellina battente, smistiamo i materiali da scavo, corde, trapani secchio e quant'altro. Quelli che sono pronti cominciano ad entrare vista anche la pioggia, io e Lisa ce la prendiamo comoda anche perchè dobbiamo aspettare Corrado e Mannone che non sanno dove si trova l'ingresso. Puntualissimi arrivano anche loro, si cambiano ed andiamo verso la grotta.

Da notare che l'aria all'ingresso questa volta è stranamente poca: nelle altre occasioni c'era il vento...boh, dipenderà dalle condizioni climatiche del momento, è sera/notte, piove, in fondo ricordiamoci che siamo quasi a 1.000 metri di quota...insomma fa freddino...quindi ci sta. Considerate che l'ingresso ha un comportamento da ingresso meteobasso: sembra strano vista l'altitudine, ma se ci pensiamo siamo praticamente alla stessa quota di Nueva (che come Bueno è ingresso meteobasso).

Superata la semplice strettoia iniziale, troviamo subito Piero che ci attende con la sua macchina fotografica e cavalletto: cominciano i primi scatti. Gli altri sono già persi nel vasto salone iniziale dilettandosi e curiosando qua e là. Entrando nel salone l'effetto è particolare: è bello vedere cosi tante lucine muoversi nel buio e il vociare di persone perse nei loro discorsi. Bello soprattutto perché è giovedi sera, molti vengono da lontano, e tutti abbiamo la pesante giornata di lavoro sulle spalle ed una altrettanto pesante che ci attende l'indomani. Ma ci siamo.

Mentre Kraus e Andrea si imbragano per andare verso il fondo e verificare, Vez e Mannons si perdono impestandosi in una strettoietta ventosa...io, Lisa, Ottavia, Corrado supportiamo Piero negli scatti all'interno del salone e nella bellissima galleria concrezionata già esplorata in precedenza da me e Vez. E' quindi tutto un sistemare faretti e fare da modelli, fatto sta che il risultato è a dir poco notevole: le foto sono bellissime.

A quel punto c'è voglia di esplorazione e alla spicciolata prima io e poi tutti gli altri raggiungiamo Kraus e Andrea sul fondo. La zona della grotta era già fangosa di suo, ovviamente le abbondanti pioggie dei giorni precedenti non hanno aiutato e quindi...non vi dico che fangaia. Già dopo aver superato il piano inclinato e l'armo a soffitto, diciamo che siamo belli conci. Poi si prosegue lungo l'ampia galleria e si supera la strettoia...e sicuramente le cose non migliorano. Poi altro piano inclinato marcissimo di fango e infine si scende, ovviamente lungo uno scivolo di fango, nella saletta conclusiva, occlusa da fango...ma và? Insomma, a quel punto si è completamente marroni da non riconoscere il croll dal discensore.

C'è un ricircolo strano di aria sul fondo, nel frattempo Andrea e Kraus hanno scavato un bel buco nel fango ma il lavoro da fare non sarà poco. Soprattutto le condizioni di lavoro non sono le migliori: si è a lavorare sul fondo di una saletta piena di fango, e non sai dove mettere il materiale perché ti rotola addosso, ecc. Inoltre il soffitto sembra star su per miracolo: non male, eh?

Insomma, è ormai mezzanotte, è ora di rientrare ma almeno ci siamo resi conto di quale lavoro ci attenderà. Conveniamo di lasciare armato per dare un'altra ultima possibilità alla grotta, cercheremo di creare l'occasione di venire almeno in 4 belli convinti e cattivi per svuotare la saletta...poi chissà!

Pian pianino ci dirigiamo verso l'uscita, gustandoci le difficoltà di chi sta sopra di noi nell'uscire dall'armo del pozzetto per infilarsi nell'angusta e scivolosa galleria che porta al salone principale...

Una volta in valletta, ci rendiamo conto che non solo non piove ma non fa neanche freddo. Divertiti e soddisfatti, tutti al tornante a cambiarsi.

Unica nota spiacevole della serata: Vez non trova le chiavi del suo furgone... Noooooooo!!! E adesso???Semplice: Mannons che va verso il bresciano lo prende su, fa una deviazione e lo lascia a Gratacasolo. A quel punto Vez prende l'altra macchina e ovviamente una copia delle chiavi smarrite e ritorna a Grone per ritirare il furgoncino che l'indomani gli servirà per il lavoro. Nel frattempo Corrado porta a Grone Ottavia per farle compagnia mentre aspetta il Vez (Ottavia ha la macchina a Grone ma le chiavi della sua macchina sono su quella del Vez...aaaargh!!! Che casino!!!). Insomma a parte il disagio per i direttamente coinvolti alla fine tutto risolto.

Faccio notare che poi Vez domenica è tornato con un suo amico in quella grotta a cercare le chiavi e...MIRACOLO!!! Le ha trovate!!!

Grip




domenica 4 giugno 2017

REPORT USCITA DEL 4 GIUGNO 2017 - Sant'Antonio di Grone

 

Partecipanti: Vezzoli Federico, Greppi Maurizio


Come previsto nel ponte del 2 giugno io e Vez siamo riusciti a ritagliarci uno spazio per fare un pò di sana attività speleo. Per impegni vari, ci è risultato impossibile nelle giornate di venerdi 2 giugno e sabato 3, e quindi rimaneva solo domenica...con previsioni meteo sicuramente non ottimali.

Avrebbe potuto avere la meglio la pigrizia quando domenica mattina al risveglio il tempo si è confermato pessimo: tuttavia decidiamo di rilanciare al pomeriggio tardo per eventuali puntatine esplorative fino a notte fonda.

Il programma viene confermato, nel pomeriggio torna il bel tempo e, tra le varie alternative, decidiamo che può essere opportuno andare ad esplorare la grotta D12 a Grone (nei pressi di quella in cui sono stati fatti i ritrovamenti archeologici) scoperta dal Gruppo Grotte i Tassi circa 2-3 anni fa e della quale poi gli stessi Tassi hanno deciso di fornirci posizionamento e rilievo.

La grotta era già stata vista in un paio di situazioni da me e Max, durante le quali per questioni di tempo e/o attrezzature ci si era limitati ad effettuare la poligonale degli ambienti visibili senza indagare nulla (e quindi basandoci su quanto riportatoci dai Tassi stessi). In effetti, il confronto tra i due rilievi confermava la sostanziale correttezza delle informazioni riportateci.

Ci troviamo verso le 18:00 alla Valle del Freddo e salutiamo Fabio che sta per andarsene: era di turno per gli accompagnamenti. Raduniamo e carichiamo tutto: corde, moschettoni, sacche, mazze, punte e quant'altro e partiamo per Grone arrivando in loco verso le 19:00.

La sbarra della strada privata è alzata e ne approfittiamo, conoscendo il proprietario non dovrebbero esserci problemi. Infatti poi lo incontriamo con sua moglie, lo aggiorniamo in merito al fatto che in settimana comincerà un bel via vai a causa degli scavi con gli archeologi e lui ci ricompensa dandoci una copia della chiave della sbarra fino a fine lavori...ottimo.

Andiamo a controllare l'accesso della grotta Altro Pianet (luogo dei ritrovamenti) e verifichiamo che sia tutto in ordine.

Torniamo alla macchina e prendiamo l'occorrente per l'esplorazione, quindi di nuovo alla grotta.

Entriamo e Vez rimane subito sorpreso tanto per cominciare dal significativo flusso d'aria (in uscita, quindi ingresso meteobasso) presente; io invece rimango sorpreso da una strettoia a pochi metri dall'ingresso che mi ricordavo meno ostica (le sacche fanno fatica a passarci e ci dobbiamo aiutare). Proseguiamo e Vez rimane nuovamente sopreso dalle dimensioni notevoli e dalle morfologie degli ambienti: a parte qualche piccola diramazione sospetta da indagare qua e là, il salone principale è un ambiente di crollo, impostato in pieno interstrato, discretamente concrezionato, con pianta dalla forma irregolare sui 15x20 metri e con altezza a occhio nel punto più alto sui 20 metri.

Prima di dedicarci all'esplorazione del cunicolo terminale, dove i Tassi si sono dedicati ad un imponente lavoro di scavo prima di abbandonare, decidiamo di esplorare una bellissima galleria in salita, praticamente un vecchio arrivo ormai fossile e concrezionatissimo a colate e vaschette, dimensioni medie 1,5 x 2 metri. L'arrampicata è piuttosto semplice, tranne che in un paio di punti, il ramo prosegue per circa 20-30 metri per poi chiudere a soffitto in spazi angusti e concrezionati. Probabilmente non potrà regalare nulla. 

Sono ormai le 21:30 passate e il lunedi di lavoro incombe, non possiamo fare altro che dedicarci all'esplorazione delle gallerie del fondo.

La galleria di accesso, dove dobbiamo armare, me la ricordavo bene: uno scivolo fangosissimo e strettino che poi si affaccia su un salto di circa 5-6 metri in ambienti grossi. Proviamo a cercare i segni del precedente armo fatto dai Tassi: un pò a fatica, i fix fanno capolino tra la fanga, ma sono utilizzabili. Ad alcuni manca il dado, in altri la filettatura è cosi sporca che si fa fatica ad avvitare, fatto sta che mi infilo nella condottina dove, in condizioni non agevolissime, trovo un altro fix a soffitto, mi avvicino al pozzo e mi "lancio" per predisporre l'armo su di un fix doppiato con altro fix con anello a soffitto, saggiati preventivamente in merito alla tenuta. Per fortuna l'armo, seppur non agevole, è reso più semplice dalla possibilità di stare in contrapposizione sulle pareti e quindi procedo e scendo. Vez mi raggiunge e ci troviamo in una galleria sub-orizzontale alta sui 6-7 metri, larga 2, che procede per una decina di metri. Poi sembra stringere, in realtà superando una semplice strettoia la galleria riprende nuovamente con dimensioni analoghe per alcuni metri. Dopo un'altra strettoia, appena più impegnativa, ancora l'ambiente si allarga in una saletta con accesso ad ennesima galleria fangosissima su piano inclinato e piuttosto angusta.  Ci infiliamo e dopo qualche metro ci fermiamo su di un salto stimato in 4-5  metri rischioso da tentare in libera. Sul fondo si vede una saletta di dimensioni 3x4 dal pavimento pieno di fango: probabilmente è il punto dove i Tassi si sono fermati. Cerchiamo qua e là rapidamente segni di fix o altro ma niente...che non siano mai scesi? Sembra difficile crederlo, o sono scesi in libera oppure non abbiamo visto noi i segni dell'armo. Fatto sta che ormai è tardi e, pienamente soddisfatti dell'esito dell'uscita, nel complesso risultata utile su più fronti, andiamo verso l'uscita.

In valletta è ormai mezzanotte passata, temiamo di essere investiti dal classico vento gelido "da valletta" (siamo bagnatissimi e infangatissimi), in realtà ci accoglie un tiepido e corroborante venticello primaverile, chi l'avrebbe mai detto? Torniamo alla macchina, ci cambiamo e poi a casa.

La grotta è molto grande e bella, seppur ormai sostanzialmente fossile ha sicuramente in passato esercitato un importante ruolo drenante. L'aria è molto presente all'ingresso ma, seppur flebilmente, si avverte anche sulle gallerie del fondo, quindi è lecito aspettarsi delle prosecuzioni.

Bisognerà come minimo scendere nella saletta terminale per comprendere l'entità del lavoro, ma vale sicuramente la pena tentare. Quindi abbiamo deciso di lasciare armato, visto che nelle prossime settimane (forse anche in settimana la sera verso l'ora di cena) io e Vez ci siamo ripromessi di tornare.

La valletta, può nascondere molti altri accessi e in generale l'area è stata vista molto poco. Geograficamente, pur essendo a Grone, può essere un accesso al complesso afferente alla Sorgente Pianèt più che alla famigerata Acquasparsa. Litologicamente siamo in pieno Calcare del Domaro (molto allettante).

Maurizio Greppi

domenica 14 maggio 2017

REPORT USCITA DI DOMENICA 14 MAGGIO

Partecipanti: Claudio Forcella, Greppi Maurizio, Lisa Squillace, Nicolò Falgari, Laura Rescali


Per domenica 14 maggio avevamo organizzato un'uscita molto tranquilla scaccia-ruggine e di allenamento in previsione del lavoro con Uniacque e per consentire a Lisa di riprendere pian pianino un ritmo accettabile. Inizialmente dovevamo essere solo io, Lisa e Claudio con lo scopo di arrivare fino al ramo Fossile e tornare indietro. Nelle due precedenti occasioni eravamo arrivati rispettivamente al P55 (io, Lisa, Claudio) e fino a Ciclopico (io, Lisa, Claudio, Fabio G., in quest'ultima occasione con prelievo di campioni di acqua da Ciclopico per effettuare prove di visibilità con tracciante con acqua prelevata effettivamente dalla grotta).

Il giorno prima si aggiunge Nicolò e, all'ultimo momento, del tutto imprevista, anche Laura R.

Le condizioni idriche sono preoccupanti viste le copiose precipitazioni dei giorni precedenti ma quando arriviamo in valletta al parcheggio ci rendiamo conto che l'uscita si potrà fare senza rischio alcuno anche se la grotta sarà sicuramente molto bagnata...Il meteo è comunque in netto miglioramento, non è prevista pioggia ed anzi un bel sole ci accoglie durante i preparativi.

Capiamo subito che non è giornata quando io mi accorgo di aver dimenticato nel box il mio pettorale con maniglia e pedale annessi...invito quindi gli altri a precedermi, io dovrò andare a Solto nel box per riprendere il materiale. Arrivato nel box mi accorgo che pettorale e quant'altro erano caduti su uno zaino senza fare alcun rumore metallico...nel trambusto mattutino nel recuperare materiali e attrezzature mia e di Lisa non me n'ero accorto.

Torno a Fonteno, arrivo in valletta, mi cambio ed entro in Bueno Fonteno. Situazione idrica da lavaggio completo con i primi due pozzetti che schizzano e nebulizzano per bene tutto l'ambiente. Raggiungo gli altri che, con buoni ritmi (poco più di un'ora) erano nel frattempo arrivati all'inizio del P55.

Purtroppo si erano verificati altri due imprevisti. Laura si accorge di aver dimenticato un bloccante (Claudio ne aveva portato uno in più per sicurezza, nel caso ne avevo altri anche per eventuali paranchi), invece a Nicolò si apre un cosciale dell'imbrago al secondo frazionamento sul pozzo e una delle due fibbie metalliche precipita nel vuoto. Claudio interviene prontamente dall'alto, lo risistema alla bellè meglio con un cordino e tornano su.

Quando io arrivo, il tutto era avvenuto da poco e insieme condividiamo che non ha alcun senso rischiare con un imbrago in condizioni non ottimali (e sicuramente scomodissimo nella progressione), anche alla luce della situazione idrica piuttosto impegnativa. La giornata è solo all'inizio e quindi può essere salvata in qualche modo con altre attività.

Nel rientrare, constatiamo con vivo piacere lo stato di grazia di Laura: non c'è niente da fare, la classe non è acqua, velocissima, precisissima, anche su corda, come se fosse entrata in grotta il giorno prima e non due anni prima. Sappiamo che è una sorta di talento naturale, ma onestamente pensavo che la mancanza di allenamento potesse averlo appannato...cosi non è e la cosa non può che far piacere. Soprattutto in prospettiva vista la mole di impegni che attende l'associazione.

Usciti io e Claudio ci confrontiamo sul ventaglio delle possibilità e condividiamo che può aver senso indagare due ingressi noti da sempre subito sotto al parcheggio: "Buco Ziglioli" e "Risorgenza Parcheggio".

Nicolò si concentra su "Risorgenza Parcheggio" (esce tantissima acqua), Laura e Claudio su "Buco Ziglioli", Lisa si riposa e si asciuga al sole e io faccio la spola tra i due potenziali ingressi per supportare le due squadrette. Ad un certo punto Nicolò sposta un sasso in strettoia a 2 metri dall'ingresso e ci avvisa di una forra attiva di buone dimensioni subito al di là.

Avviso gli altri e ci dedichiamo ad una inaspettata e interessante esplorazione che davvero non ci attendevamo. Entrando ci si trova effettivamente in una forra- meandro con altezza media di 1,80 m e larga 1,5 percorsa da un bel corso d'acqua. Procediamo tra strettoie e punti concrezionati per qualche decina di metri (classico andamento meandriforme) per poi imbatterci in una piccola saletta di crollo senza apparente movimento d'aria. Ci dedichiamo ad un'impegnativa operazione di disostruzione finchè il passaggio si allarga e ci consente di guardare oltre: purtroppo l'ambiente stringe ulteriormente su colata concrezionale e al momento dobbiamo desistere.

A quel punto noi usciamo mentre Claudio si propone per l'effettuazione del rilievo, supportato da Laura che si offre a sua volta volentieri. Claudio, opportunamente attrezzato come solo uno speleo del ventunesimo secolo può essere, si prodiga nel rilievo di poligonale, sezioni e numerosi punti che descrivono i volumi interni, riportandoli direttamente sul tablet collegato al Disto X in suo possesso. Il tutto in condizioni quasi proibitive viste le dimensioni degli ambienti, le strettoie, il fango e la molta acqua. Il risultato è stupefacente: vediamo il rilievo dettagliato con pianta e sezione completa ancora prima di toglierci il casco!

La grotta probabilmente non merita grandi approfondimenti ma sicuramente aggiunge un tassello alla conoscenza dell'area.

Sicuramente una bella uscita, divertente e impegnativa quanto basta, con una interessante scoperta a 30 metri dalla macchina.

Maurizio Greppi


giovedì 20 aprile 2017

Portobello

 

Giovedi  finalmente siamo riusciti a far entrare in Bueno il mitico Cerro. Da anni desideravo che il suo occhio vedesse il carsismo direi abbastanza imponente del sottosuolo fontenico.

 Buona squadretta: Max, Nicola, Nicolò,  Kraus, Cerro e Cerre (Roby e Jack) e Kraus. Quindi, dopo una preparazione di Kraus ai ragazzi negli ultimi mesi sulla progressione in corda, questa era la volta di toccare con mano una bella scarica di armi di diverse fatture. Il secondo obiettivo, non meno importante, era di fare foto a Portobello, perché ne eravamo carenti. Su facebook Nicola ha pubblicato un bel po' di foto veramente belle. Bene. Foto nuove non guastano mai. In generale tutti procedono speditamente sui passaggi, e con buona destrezza.

Le imbragature, ancora non personalizzate, ovviamente non hanno reso tutto nella miglior naturalezza.Comunque, Jack, Nicol e Roberto erano ben assistiti.Il giro è durato poco più di 8 ore se non sbaglio (o forse 9). 

Abbiamo sostituito una pedalina lesionata sul tiro in vuoto di Fonteno Beach, e Anaconda potrebbe essere un lavoro da portare a termine con ancora un giro di malta a presa rapida. Le dighe ancora perdono e quindi i tubi, che potrebbero funzionare perfettamente, non drenano in maniera ottimale. (In generale, anche a Fonteno Beach il sistema tubi sta cedendo, e quello sul P25 è tranciato).A Portorotondo ci sono già corda e moschi con placche inox (5 o 6), per fare a nuovo l'armo sulla cascata, ancora bruttino nella sua fattura: al prossimo passaggio lo risistemeremo.

 Il tutto poi è terminato con abbuffata doverosa da Mama Burghy, post grotta ormai quasi di rito dopo le ultime scorribande.

Max

sabato 8 aprile 2017

Varuna e Naga

Nel week end appena trascorso, abbiamo concentrato l'attività in zona  Valle del Diavolo (M. Torrezzo).


Sabato 8

Siamo saliti al pomeriggio: Max, Nicola, Monia, Jack, Nicola, Yanni e la mamma di Nicolò.

Destinazione: Varuna, il nuovo ingresso aperto martedi notte da me e Nicola.

La disostruzione ha preso una piega detritica non indifferente perché il fondo del pozzetto da cui arriva aria, è zeppo di materiale. Gran parte di esso viene spostato in alto, in un terrazzino soprastante, ma il passaggio è lontano. Una finestrella laterale ha un pozzetto parallelo che scende ancora qualche metro, ma non largo. L'aria arriva gelida da ogni parte e dal basso, e merita di essere seguita. Ma è necessario disostruire e asportare materiale.

La temperatura misurata in uscita all'ingresso ha un picco di 6,9 gradi, che non è indifferente, vista la stagione e considerato che all'esterno i gradi erano circa 13. Il flusso si avverte a "ciuffo d'erba che vola". In estate uscirà il vapore da li...

Una trentina di metri sopra, troviamo un nuovo interstrato (Inter) con meandrino che entra per oltre 5 metri, ma è da disostruire e senza flusso d'aria avvertibile.

Decidiamo cosi verso le 21 di rientrare, per tornare il giorno dopo.


Domenica 9

Torniamo sul posto: Nicola, Monia, Max e Nicola in tarda mattinata.

Lo spazio prevede la presenza di due persone alla volta nel pozzetto, per cui ci dividiamo, e mentre Monia ed io ci cambiamo per entrare in Varuna, i due Nico girano per paretine a caccia di eventuali altri ingressi. La zona non l'abbiamo mai girata metro per metro, e l'aria di Varuna ora parla chiaro. Ma è bene girovagare anche per paretine...

Nemmeno il tempo di entrare, che echeggiano urla disumane da monte. Dalle urla pare proprio che Nicolò abbia trovato un ingresso veramente notevole. E quindi, convinti, portiamo su tutto il materiale da scavo.

Il nuovo ingresso, battezzato Naga, si presenta come un interstrato in paretina, di 1x1,5 m che maschera un condottone freatico intasato da terra. Aria in uscita avvertibile, ma non gelida come Varuna. Il tubo freatico è bellissimo, e prosegue per una ventina di metri, fino a fermarsi di fronte a uno scavo da affrontare con gli arnesi giusti. Lateralmente, uno sfondamento butta corrente d'aria.

Iniziamo quindi a rendere tutto il cunicolo più comodo, in vista dello scavo che proseguiremo prossimamente. Quindi per la prima metà svuotiamo quanto più possibile, rendendo praticamente gattonabile i primi 10 metri di condotta, su terriccio morbido.

Ancora due cavità interessanti per il catasto, oltre a Cuadrado, con carte in regola per crescere.

Vista la pesantezza dei vari materiali, scendiamo poi fino a lago, trovando ancora ingressi interessanti nel passaggio dal Calcare di Sedrina alla Dolomia a Conchodon (ora Formazione dell'Albenza), ma rimandati, compresi alcuni ingressi segnati SVT nei primi anni di PS.

Torniamo a S. Fermo con la seconda auto rientrando verso le 20.

Max

sabato 25 marzo 2017

Nueva Vida - Finestrone pozzo dell'infinito


Ieri sera Nicola ed io siamo entrati in Nueva intorno alle 21. Ci siamo diretti sul P170 con l'idea di continuare l'esplorazione nel ramo del Finestrone posto a circa 50 metri sotto la partenza. La speranza era di finire nel ramo fossile e poi scendere il P=100 parallelo facendo pendoli per raggiungere le finestre con i due fiumi ignoti. Il ramo visto per pochi metri la volta precedente, un po' ostico e per nulla agevole e con i due soliti bei sacconi,più il rilievo da fare, sapevamo già che le fatiche erano assicurate. Ma anche il divertimento

Quindi esploriamo rilevando, ahimè senza distox e quindi "alla vecchia".

Rileviamo un groviglio di ambienti, abbastanza  fangosi per un totale di 120 metri, ma del ramo fossile nemmeno l'ombra. Vedremo poi a casa che il rilievo punta da tutt'altra parte, e il ramo percorso da notevole aria che arriva dal basso. Ci sono ancora prospettive di prosecuzione, in ambienti altissimi ma da allargare per alcuni passaggi.

Alla fine, rifare il giro da sopra per tornare sul P100 ci avrebbe fatto uscire troppo tardi. Cosi siamo usciti in tarda mattinata.

Non paghi, abbiamo girato un po' per la valletta fino aInterstrato, trovando ancora ipotetici ingressi da aprire.

Tra questi, uno sembra valido, ma siccome eravamo abbastanza "marci" e quindi infreddoliti e bagnaticci, lo rimandiamo alla prima uscita utile, chiamandolo "Cuadrado", a causa di un bel balocco quadrato che avrebbe dovuto per forza franare per farci infilare la testa e vedere come prosegue.

Nueva si avvicina sempre più al decimo chilometro.


Max 

sabato 11 marzo 2017

Immersione Salsa rosa

 Abisso Nueva Vida

Entriamo sabato mattina con una squadra nutrita composta da: Max, Fabry, Monia e Nicola,e accompagnata da 2 soci dello SCO (Max Gelmini e Davide Leri) e 4 del Gruppo Mantovano (Nicola Carra, Davide Bettoni,Paolo e Roberto Sassi)

Obiettivo: proseguire l'esplorazione speleosub nel sifone di SalsaRosa, fatta la prima volta da Fabry a fine aprile 2015, con supporto del GG Brescia

Al campo ci sono già le bombole, portate ultimamente, mentre al sifone altro materiale. Non siamo stracarichi, nel senso che ognuno ha un sacco bello.Il numero di persone ci aiuterà a portare fuori il giorno dopo la spazzatura e altro materiale inutile A noi toccherà corda e altro. Metà del gruppo uscirà subito dopo l'immersione, altri 5 si fermeranno al campo per uscire domenica.

A parte l'incidente della Lada abbandonata a Fonteno, si entra con almeno due ore di ritardo rispetto al programma La progressione è più lenta, dovuta chiaramente al numero di persone. Chi entra in Bueno la prima volta poi non può che rimanere ad ammirare, e quindi anche per questo si va più tranquilli e ciceronici. Nei tempi giusti arriviamo al campo, ci si rifocilla e poi tutti verso i fondi e il sifone

Solita caciara prima della vestizione, e poi altra caciara con le dita incrociate per Fabry, molto deciso a proseguire l'esplorazione. Si immerge munito di Go Pro: stavolta vogliamo vedere anche noi l'immenso che ci ha descritto.. Dopo i soliti interminabili minuti (circa una mezz'ora) riemerge, raccontandoci di aver superato un tratto di galleria intasata in salita (dopo i 70 metri della precedente fino a -18 metri), per finire in una grande sala con bivii e vie sparse, e dopo aver sagolato altri 70 metri circa.Ancora una volta, le bombole portate non sono sufficienti a perseguire. Serve un rebreather.

Poi si fa serio e ci comunica che "qualcuno" è stato a Salsa Rosa dopo di lui, e ha proseguito per 30 metri  il cunicolo in salita, lasciando una sagola metrata diversa dalla sua. Il misterioso speleosub che chiameremo "Ignoto 1" si è poi fermato prima della sala, e da li Fabry ha proseguito. Ignoto 1 ha poi fatto franare molto materiale, quasi a occludere il passaggio, e quasi coprendo la sagola del misfatto. Probabilmente attrezzato per uscire velocemente dall'altra parte, non si aspettava la grande sala, e ha dovuto desistere trenta metri dopo.

Il morale generale è andato a terra in un colpo. Ci siamo fatti chiarire per bene i vari dettagli, sapendo che, comunque, tutto e' stato ripreso sott'acqua. Inutile comunicarvi la rabbia e il fastidio per questa sporcata. Ognuno ha detto la propria, tra lo sgomento di giovani leve, partecipi di un fatto che sporca la speleologia e chi la fa seriamente.

In un silenzio irreale, siamo tornati tutti al campo con molta  difficoltà festeggiare, nonostante Fabry si meritasse qualche complimento in più. Lascio a ognuno di voi le relative considerazioni e conclusioni.

La squadra notturna è uscita in tarda mattinata.  Max, Monia e Nico (e 6 sacchi) sono usciti verso le 19 assieme a due mantovani

Un bravo a tutti e a Fabry per il risultato esplorativo, che comunque va avanti.

Max


domenica 12 febbraio 2017

Ricerche a Parzanica


Report sull'uscita imbastita quasi all'ultimo da Vez e dal sottoscritto domenica scorsa. Non avendo gran tempo a disposizione e, almeno per quanto mi riguarda sicuramente fuori allenamento, si decide per qualcosa di esterno. Il ventaglio di scelte, come noto, ampio, ma decidiamo di recarci in quel di Parzanica per verificare una segnalazione fattami dal buon Wainer Pasinelli. Qualche giorno fa mi aveva parlato di un buco lato strada apertosi in corrispondenza di un tratto della provinciale dove a breve dovrà fare dei lavori con la sua impresa (zona Loc. Squadre). L'urgenza della verifica legata al fatto che, in assenza di nostre indicazioni, nel fare i lavori lui chiuderà (al massimo entro un mese).

Il buco più che un semplice...buco...è un vero e proprio ingresso (!!!) di una grotta, proprio sulla strada, al punto che volendo ci si potrebbe cambiare in macchina ed entrarvi dal finestrino...Sezione 1,5m (altezza) x 80cm (larghezza), un vero e proprio invito a nozze, soprattutto per chi come me a digiuno di "emozioni forti" da un bel po e anche in considerazione del fatto che appena un metro oltre l'ingresso sono visibili delle concrezioni e nero...Aria? Moltissima!!! Con l'erba e le foglie che sbattono, tanto per intenderci. In assenza di anemometro posso fare le seguenti considerazioni: - la sezione di certo non piccola. - la temperature esterna (circa 10C quasi primaverile). Si può affermare che il flusso d'aria presente (in uscita, quota siamo sugli 850 mslm, ingresso meteoalto) è sicuramente significativo. Notiamo a fianco dell'ingresso una targhetta delle Nottole da cui si evince che hanno aperto ed esplorato la cavità già nel 2015. L'ingresso si trova proprio di fronte al cippo KM8 e a distanza di una decina di metri da un fronte già noi noto di buchi soffianti, a conferma della sicura presenza di un reticolo carsico nei "paraggi". Segnalo che la quasi totalità di quei buchi sono stati chiusi di recente causa costruzione di un muro di contenimento.

Visitiamo la grotta, che a occhio e croce si sviluppa complessivamente per una ventina di metri, con un ramo alto "a monte" che stringe dopo una decina di metri abbastanza ampi e privo di aria, ed un ramo a valle (che va verso il basso) quasi subito stretto ed impossibile per i fisici palestrati e possenti mio e del Vez...L''aria proviene tutta da li ed è moltissima. Onestamente penso che un tentativo di passaggio possa essere tentato da qualche "smilzo" ...larghezza 40-45 cm su di un tratto verticale ma non sono riuscito a vedere oltre.  Onestamente non mi sento di dire che il fenomeno sia irrilevante, anche per la posizione in cui si trova, a dir poco strategica.

Terminata la veloce ma interessante esplorazione facciamo un tentativo di scavo in  una valletta vicino, sempre sulla strada (sfaticati...). C'è un buco apparentemente interessante che, seppur privo di aria, scende su di un piano obliquo nell'oscurità e con dimensioni 70x70 contro parete in roccia viva. Il lavoro di sbancamento per aprire è serio e dopo circa un'ora abbandoniamo, soprattutto vista la mancanza di aria.

Infine facciamo una bella camminata fino al santuario della Santissima per  vedere se riusciamo a trovare una grotta a catasto nei pressi e quindi già conosciuta ma che, a quanto mi risulta, da nessuno di noi mai trovata. Il buco, secondo quanto segnalatoci,...proprio a 20 metri  dalla chiesa, nel bosco, non si può sbagliare..."...ed ovviamente, come sempre in questi casi, la ricerca diventa un incubo...Vez visto il roveto decide di aspettarmi su di una panca vista lago, io meglio attrezzato in quanto a scarpe ed indumenti, mi butto nel Vietnam convinto di poter fare il colpaccio ma, dopo quasi un'ora di imprecazioni e graffi ovunque rientro con la coda fra le gambe. Ingresso NON TROVATO. Cazzo!!!

Questo quanto. 

Grip

sabato 4 febbraio 2017

Nueva Vida. Finestrone a cronometro

 Abisso Nueva Vida

Siamo entrati con tempi stretti: Max, Nicola e Monia, stamattina verso le 5.40 in Nueva.

Strettoia iniziale: mare di fango liquido e gelato. Aspirazione notevole.

Effettuiamo il riarmo della parte iniziale del P170 fino alla prima verticale in vuoto. Nicola raggiunge pendolando il finestrone. Monia scende un nuovo P10 ed esploriamo circa 50 mt nuovi di meandro fino ad una nuova verticale su frattura. Eco di ambiente grosso sotto di noi.

Ci fermiamo per mancanzacorde...

In risalita, sistemiamo armi e portiamo fuori circa 60 metri di corda tolta dal pozzo.

Usciamo fangoliquidati sotto una bella nevicata verso le 13.40.

Max

sabato 14 gennaio 2017

Nueva Vida: ancora a Eziokhane

  

Sabato verso le 14 siamo entrati in Nueva Vida, Nicola e Max. 

Anche a questo giro, era impossibile portare sacchi smilzi, e quindi, a parte il freddino e la neve, già in sede si prospettava il calvarietto della giornata, visto che l'obiettivo era di proseguire verso l'altro nel settore di Eziokhane. 

L'ingresso aspirava talmente tanto da gelare ogni singola parte del corpo, ma in compenso non c'era fango nella strettoia... 

Durante il tragitto, abbiamo testato il nuovo modello di Gopro5, in modo da far vedere a tutti i risultati di questo aggeggino.  Ma importante era far vedere anche i rami ostici di Eziokhane, per chi non li conosce. 

Arriviamo in loco in quasi 5 ore. E questo la dice lunga considerando un ritmo abbastanza rapido in due.

Purtroppo con qualsiasi sacco, é proprio un giro estenuante, non solo fisicamente, perché si impiglia ogni cosa, comprese le stringhe degli scarponi. Il passaggio di sacchi pesanti a mano, implica serie di imprecazioni colorite a raffica. Chi mai dovesse farci un giro, capirà quindi l'origine del nome dato all'inizio... 

Il luogo ultimo, si chiama Eziosporco perché intercetta uno scarico di liquame di origine animale che purtroppo rende le acque imbevibili fino a C'Attivo (dall'ingresso ai Tre Fiumi invece l'abbiamo bevuta). Siamo poche decine di metri sotto la Cascina Ca' Rossa. 

L'ultima volta ci siamo fermati sotto un camino da 10 metri circa. Essendo su faglia, le pareti fanno pietà, e quindi arrampichiamo una grossa concrezione e da lì tento un traverso in parete tutta su colata da prendere con estrema leggerezza. Con sei rinvii riesco a raggiungere la sommità e dopo pochi metri e un bivio, entro in una sala (Sala degli Illusi) con almeno 5 vie che vanno dovunque. 

L'illusione é che si verifichi la mia personale gurata, ovvero di beccare gli arrivi di tutti gli ingressi del Sicolo (ma era troppo presto per questo....). Altro obiettivo, era di salire una trentina di metri circa di dislivello, per raggiungere e superare la soglia dei 700 metri di dislivello dell'intero sistema. 

Le vie sono strane, e il posto pure.  Innanzitutto perdiamo il vento pazzesco (da ricercare fino alla Sale della Malleanza), e addirittura alcune di queste vie nuove iniettano aria gelida nell'abisso. 

Vediamo le varie vie:                                                                                                                                     1 - La prosecuzione della faglia, che va verso il Sicolo é in frana. Si può sbancare, ma è un lavoro delicato.                                                                                                                                                         2 - Un meandro in arrivo (Meandro Fiùuuu!), termina su sifone (il Sifoncello dei Ragazzi) che volendo è anche fattibile da uno speleosub (Fabryyyyyyy!), ma il posto fa un po' schifino (abbiamo le riprese però...). Nello stesso meandro ci sono due vie laterali (3-4) da disostruire, una di queste è in sabbia, l'altra fa intravedere un grosso ambiente oltre.                                                                                               5- Poi nella sala c'è un camino, di circa 7 metri, da cui arriva acqua. Bisogna considerare che il periodo è secchissimo, mentre penso che in regime normale il posto sia un bellissimo colabrodo bastardo anche.   6 - Un altro meandro prosegue per qualche decina di metri poi stringe.                                                     7 - Un quarto meandro ci fa salire fino ad un'altra saletta: in alto un camino (8) spara acqua (ed é da fare).                                                                                                                                                               9 - La risalita fossile la superiamo con la tecnica cow-boys (ovvero lancio con lazo, ancoraggio su stalagmite e salita in doppia), e saliamo ancora 10 metri in una condotta superconcrezionata, ma occlusa da una frana sabbiosa (in cui va un po' d'aria). 

Esaurito il tempo per il ritorno (alla mattina di domenica mi aspettava l'assemblea GSVI con pranzo a questo punto mooolto gradito), e quindi verso le 3 di notte, decidiamo di uscire, possibilmente correndo.

Recuperiamo una marea di materiali compresa la dinamica, e usciamo con il terso sacco (nominato Bravissimo, visto che qualche salto lo ha fatto volando). 

Facile comunque pensare di correre lassù. Praticamente impossibile da realizzare. 

Comunque in "discesa" posso dire che il percorso è un attimo più gestibile sui tempi. Purtroppo Bravissimo mi cade proprio nell'ultimo pozzo prima di uscire (quello traversato), e quindi viene promosso a "Bastardissimo" che ora è lì da recuperare. Usciamo verso le 6 di mattina, con circa 130 metri nuovi in saccoccia e il dislivello generale del sistema a 776 metri (nel precedente calcolo, ho sbagliato i dislivelli). 

Il tragitto di ritorno da Sbregone in su attualmente é parecchio gelido, e all'ingresso il vento ammazza se per caso si é sudati o bagnati. Neve e gelo esterni ci hanno obbligato a fare un tè sul cruscotto,altrimenti eravamo veramente incartapecoriti. Credo che lo ricorderemo sempre quel tè al ginseng...

Il ramo ovviamente nasconde di tutto, dalla descrizione lo si comprende, e lungo il percorso di Eziokhane ci sono almeno altre 3 grosse vie da esplorare in risalita e con ambienti notevoli da  raggiungere. Nella zona nuova, tutti i cunicoli laterali e le risalite sono ovviamente da fare, compreso il sifoncino. 

Max 



sabato 7 gennaio 2017

Nuovo Circo


Sabato abbiamo approfittato della giornata soleggiata per tentare una disostruzione esterna. Inizialmente Max, Yanni e Monia, poi Yanni é rientrato prima.

Ci siamo diretti in zona Sicolo, a Fonteno, nel settore di Precario. Qualche tempo fa assieme a Grip abbiamo individuato delle fessurine aspiranti in uno sfondamento ben evidente, con odore di fratturone, e visibile prima del bivio che porta a Precario, e poco dopo la conosciuta casa bianca sotto il Sicolo.

Il posto si presenta come uno sfondamento nel Calcare di Sedrina. Lateralmente affiorano gli strati in sezione, e dai vari giunti ora arriva una evidente aria calda. Non tantissima, perché é tutto intasato da terra,ma ne arriva.

Visto che le fessure soffianti e le possibilità sono diverse, lo chiamiamo Nuovo Circo. Monia si occupa del lato sinistro, e allarga il pertugio più promettente. Io scavo nel lato sinistro, da dove arrivano diversi sbuffi d'aria. Non si prosegue molto, ma il posto é interessante. L'aria c'è ma è meno per ora di quella di Precario e dei vari ingressi sul Sicolo. Nel caso si partisse da quelle quote, faremmo festa.

In generale, l'asse di questi ingressi si colloca nel discorso fatto nel report scorso, su Aria santa e Gran Rondò. Quando non si ha molto tempo a disposizione, o se si vuole stare in esterna, vale la pena continuare ancora, e magari girare meglio attorno al fenomeno. Precario è a poche decine di metri più in alto.

La temperatura sottozero, non ha dato molta tregua, e quindi forse è meglio ritentare in giornate meno gelate... il periodo però è ideale per fare il giro degli "ingressi alti" e vedere o misurare quanto buttano... 

Max

domenica 1 gennaio 2017

Capodanno ad Ariasanta

31 - 1 Gennaio 2017


Vi racconto il viaggetto di capodanno in Bueno.

Entriamo tra le 19 e le 20 di sabato, con un'atmosfera un po' spettrale ma bella per temperatura gelida e stellata in atto. Bueno aspira violentemente e con noi abbiamo due sacchi modello maxi, decisamente pesanti. Scelta che si rivelerà un vero e proprio test  psicologico per il tragitto scelto, più circa 10 metri di rotolo di tubo a mano. Altra scelta inevitabile, ma infame per "lassù". Portiamo un cellulare per sicurezza, ma non abbiamo orologio. Il capodanno sarà a Gran Rondò. 

Lungo la forra iniziale il vento é quasi fastidioso. Essendoci poca acqua, lo si segue per bene fino alle Fate. Da Sempredritto iniziamo a mappare i flussi d'aria, ma nello snodo di Anaconda, per capire bene il giro di quelle che salgono da Canal Grande, sarà necessario sia scendere a Terre di Mezzo che andare a Binario per far quadrare le cose. Da Anaconda a Spalmer l'aria sale. Spalmer risucchia una bella corrente d'aria. Addirittura nella sala si forma una specie di vortice perché una cascata genera turbolenze ben visibili. L'aria sale poi verso Sifonik,e così anche noi, con inizio degli smadonnamenti per i due mattoni che ci accompagnano (Giulio e Silvestro...). Sifonik deve aver risentito l'effetto di alcune piene, e per passare nella sabbia é necessario imbrattarsi parecchio. Seppure in secca, ci bagniamo quasi fino all'imbrago. No Trano risucchia una parte del flusso, (e quindi verso ingressi alti. Il Bramba é vicino e funziona da ingresso alto). Poi il percorso continua verso lo snodo che divide l'attivo per Gran Rondò e il fossile per Ariasanta (e comunque anche Gran Rondò con un anello molto più ampio). L'aria continua a salire anche da queste due grandi vie. 

I sacchi ci massacrano le braccia ma ci sembra di progredire abbastanza velocemente. Di sicuro in 4 ore possiamo arrivare a Gran Rondò, ma senza orologio sarà dura capirlo. Bellissimo ripercorrere luoghi che non vedo da anni. La poca acqua nelle forre, rende tutto più vivibile, ma siamo comunque bagnati e il vento non perdona alle spalle. Il percorso, per chi lo conosce, non dà tregua nemmeno lui. 

Arriviamo all'incrocio con Ariasanta, dopo aver visionato i vari bivi lungo il precorso. Molte cose ancora sono da rivedere. La forra é alta e il meandro molto profondo. Di certo nasconde cose non viste. Lasciamo un po' di materiale in loco e proseguiamo per Gran Rondò, mettendo a fuoco il settore di Francesco (da rivedere bene) e lo scarso flusso d'aria alle Colonne di Burro. 

Finalmente posso far vedere allo Scurion il remoto salone di Gran Rondò. L'aria sale tutta lassù, da dove scende una cascatella a circa 35-40 metri in alto. Ma dietro un enorme masso a soffitto, vediamo chiaramente un altro ambiente strano con finestrone che risucchia tutto il vento e lo porta chissà dove. Nel salone ci sono ancora altre cose da vedere in alto, ma questo è sufficiente per programmare le risalite che anticiparono la scoperta di Nueva (che è vicinissima, a poche decine di metri).

Facciamo un po' di foto, visto che ne siamo carenti, e prepariamo la fontana di luce prevista per il festino di capodanno. Sul posto, c'è un corredo completo per risalita, ma tutti i rinvii, i moschettoni e le staffe, sono da riportare fuori prima di essere riutilizzati. In un ripiano superiore laterale al salone, c'è un posto che si presta perfettamente per un mini campo. E un meandro superiore (già visto) che aspira parecchia aria, da rivedere nuovamente. 

Torniamo ad Ariasanta e inizia il lungo meandro in risalita. Provo ancora una volta a mettere del tracciante nel fiumiciattolo per vedere a ritorno se esce più in basso, in una perdita prima dell'attivo di Gran Rondò. Il vento è gelido e fortissimo, e ci accompagnerà sulla schiena finché non decideremo di tornare (e lo avremo in faccia... sarà meglio?). Entriamo nell'ultimo tratto esplorato ai tempi con Laura e Fabio (vedi post), constatando che con i sacchi di oggi e i tubo, il martirio tocca i limiti della pazienza. 

Finalmente siamo a destinazione, in uno dei luoghi più remoti a monte del sistema. Il vento si infila violento nel passaggino allagato. I ricordi non sono molto diversi dalla realtà e per entrare ci si deve bagnare completamente. L'altro ramo che invece prosegue dalla parte opposta, prosegue per almeno 30 metri, ma è stretto e oggi non è giornata per affrontarlo. Di sicuro vedo che prosegue parecchio.  Nicola ad un certo punto comincia a parlare con una creatura che identifica in un Nano Bianco. E che a quanto pare alloggia proprio in quel passaggio... 

Cominciamo a innescare il tubo e lentamente il sifoncello si abbassa. Il problema é che siamo abbastanza bagnati e il vento ci uccide. Purtroppo, il sistema desifonante funziona e abbassa la pozza lunga 5 metri e larga uno, di almeno 20 cm, ma si ferma quando ormai mancavano quei pochi per proseguire senza bagnarsi completamente: inutile bagnarsi con questo gelo, e quindi si dovrà portare ancora almeno una decina di metri di tubo per terminare lo svuotamento, guadagnando ulteriore dislivello. Vediamo chiaramente che la via si rialza e prosegue, ma in dimensioni da allargamento, quindi se  si deve lavorare in semi ammollo, sarà necessario dotarsi di indumenti adeguati. 

Il vento comunque sale violento verso questa via. Lasciamo in loco solamente il tubo e con calma inizia il rientro. Giusto per stare leggeri, raccogliamo un sacchetto con una quindicina di moschi lasciati presso l'imbocco di Ariasanta. Facendo foto e altre considerazioni, usciamo riuscendo a vedere ancora qualche decina di minuti di luce del nuovo anno. 

Il Nano Bianco è lì che aspetta...

Max  



lunedì 12 dicembre 2016

Campo Base e Cattive Acque

9 Dicembre 2016 


Sabato siamo entrati in Bueno, Nicola e Max, rasserenati dalle belle notizie sul fronte Giubilea/Val Giongo Project .Portiamo al campo base ancora 4 sacchi, tra cui una bombola che servirà a Fabry per Salsa Rosa.

Entriamo nel tardo pomeriggio e arriviamo al campo a velocità sostenuta. Poco più di due ore e mezza. Bueno si presenta in perfetto assetto invernale e tutte le arie funzionano come le conosciamo.

In realtà si voleva visionare Megasnake fino in fondo, e possibilmente rilevarlo a nuovo, ma tra gli obiettivi del rientro c'era nuovamente di uscire con altrettanti 4 sacchi. Per fare economia di energie, facciamo comunque qualcosa di utile, ma un attimino più leggero. Andiamo comunque a Megasnake con incensi per controllare i giri delle arie. Quindi: il flusso che dall'ingresso passa dal fossile (perdendone una parte a Cattive Acque) e poi va a Mastodont, si dirige verso il fondo.  Prima del campo base, una parte va verso Megasnake, ma è il Templare che risucchia molta aria verso l'alto, mentre Megasnake pure, ma molto meno intensamente.  Questo settore dovrebbe essere connesso a Comodo. Come dicevo, vorremmo ricontrollarlo tutto per bene e possibilmente rilevarlo a nuovo.

Sistemiamo il campo base per la notte, e poi andiamo a vedere Cattive Acque a valle. Un ramo veramente esagerato de vedere, e che approfondiremo prossimamente. Probabilmente rifarò anche tutta la topografia a nuovo di questo ramo, perché è ancora pieno di interrogativi.

Ci fermiamo sotto due arrampicate impossibili vista l'acqua, ma che di sicuro torneremo a vedere. Il luogo è assolutamente da fotografare e da riprendere con videcamere o go-pro. Facciamo comunque foto con due faretti, e il risultato è già da poster. 

Torniamo al campo e andiamo a dormire che sono circa le 4 di mattina. Sveglia in tarda mattinata e rassetto con calma. Colazioncina e partiamo verso le 15 portando fuori due sacchi di corde,moschettoni recuperati a Quo Vadiz, trapano e spazzatura.

Usciamo alle 19, con un freddo veramente bastardo in valletta, ma con il magazzino decisamente rimpinguato per prossime puntate a monte di Nueva.

Eziokhane ormai é sempre più prossimo... e potrebbe dirci ancora qualcosa prima della fine dell'anno...

Max