lunedì 12 marzo 2012

Report Vedonero

Giornata spettacolare in Bueno. So già che pur usando le migliori parole sarà difficile raccontare cosa sta succedendo laggiù.
Il week end comincia venerdì sera con l'entrata ore 22 di Corrado e Vez: i due vanno fino al sifone con una bombola di Luca e un monolito di Corrado tra cui piccone e amennicoli vari. A Smeraldo sistemano la piazzola da cui Luca potrà poi fare un carpiato con avvitamento, e tuffarsi nell'oceano.
Verso la mezzanotte e mezza, entriamo Grip, Max e Andrea Belotti (ASB), con sei sacchi pieni di materiale e cibo per dieci persone.
Tra una cosa e l'altra, andiamo a dormire quasi alle sei di mattina.
 
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Al campo si dorme talmente bene che Vez e Corra non riescono nemmeno a svegliarci per salutarci e uscire di primo mattino.
Verso mezzogiorno arriva la squadra dei bresciani, con Laura, e quindi Matteo Rivadossi, Giorgio Mauri e Stefano Sparapani (GGB). Con loro anche le due bombole per Luca.
Si parte per Vedonero, dividendoci in due squadre. Grip, Laura e Stefano faranno riprese nei fondi, gli altri tentano la megarisalita.
Un pensiero continuo è rivolto alla squadra che entrerà per Mai Visto (Edo, Kraus, Laura, Dado , Matte e Stefi?): se la va, domenica sera si festeggia alla grande.
Raccontare della risalita non è veramente cosa facile. Divertimento e incubo allo stesso tempo. Adrenalina da tutte le parti.
Vedonero è un muro, che parte dal primo pozzo risalito da me e Rana, e sale per ben 170 metri!!! Una cosa mostruosa, con larghezze in circonferenza che superano i 25 metri.
Appesi lassù in alto a fare sicura, con davanti un vuoto di certe dimensioni, non è sicuramente un fatto abituale.
Le pareti, in strutture così grosse, non sono mai perfette, e più volte sono caduti lastroni di qualche tonnellata (3x3 m...).
Il terrore ovviamente era per chi stava sotto, e per le corde del ritorno. Per questo motivo ci siamo divisi un due squadre.
Comunque, eravamo fermi a circa una sessantina di metri in parete prima di raggiungere la finestra da cui esce il fiume.
Rivadossi ha arrampicato in posti incredibili salendo in un modo che probabilmente conosce solo lui. Ed è riuscito a fermarsi a circa 25 metri dalla fine, cedendomi il passo sotto un lastrone da paura. A salire riesco a piantare solo un chiodo, sotto una placca che se toccata avrebbe portato via sia me che Giorgio, appeso in vuoto sotto di me a fare sicura.
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Senza possibilità di scelta, se non ripartire da più in basso, torniamo alla sosta posta a circa +100, a comunicare il problema agli altri. L'orario era già tipo la mezzanotte del sabato... e ripartire avrebbe portato via anche la notte.
Presi da rimorsi di coscienza, stabiliamo un altro piano d'attacco: con un traverso forse si può proseguire, senza toccare il placcone.
Risaliamo io e Matteo, e il marziano riprova a fare i suoi numeri. Dopo due scivolate che causano la rottura della punta del trapano, il traverso è un po' un incubo: tre passaggi su chiodo, con corda del 9, in vuoto con 150 metri sotto....
Dopodichè, fare 25 metri in arrampicata mista a qualche fix, sembra che per quel soggetto sia una specie di passeggiata, e in due ore il gioco è fatto.
Alla fine, la verticale misurata è un P170.
Allucinante. In tre domeniche....
E quindi ci si para davanti una nuova condotta, che parte dentro la montagna, aprendo un bel nuovo capitolo.
Oltre ai cento metri di pozzo nuovo, ne rileviamo ancora 200.
La nuova via prosegue entrando in un nuovo reticolo che comprende due corsi d'acqua differenti, un camino da 15 da risalire, due o tre condotte da esplorare (tra cui una sfonda su un P50.... e prosegue anche dall'altra parte dopo traverso di 5 metri), per finire in una spaccatura a forra, alta 15 metri, ferma a monte su frana (da cui esce un corso d'acqua) e a valle con ambientone nero da raggiungere dopo risalita di 10 metri.
CAZZO CHE FIGATA!!!!!!
Non c'era nemmeno il tempo di rilevare tutto...
A ritorno, riusciamo a mettere in sicurezza il megapozzone, con una serie di nuovi armi, ma in futuro (prima possibile!) sarà da risistemare tutto, con soste fisse e corda del 10, altrimenti salirlo è veramente poco sereno.
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Torniamo al campo quasi alle 8 della domenica, "leggermente stanchi". Bellissimo leggere negli occhi di Andrea, lo stupore di fronte ad ambienti che non aveva letteralmente mai visto. Tre giorni in un posto del genere, e vivendo un'esplorazione così, é sicuramente da stordimento emotivo.
I bresciani escono praticamente subito, metre noi ci svegliamo verso le 14.
Partendo verso le 17.30, dopo un rassetto generale, usciamo attorno alle 22.
Fantastico.
max

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