martedì 27 marzo 2012

week 23-25/3 /12 in Bueno

Dopo le ultime buone nuove da diversi fronti, Mai Visto e Vedonero, che assieme regalano circa 10 nuove vie possibili da esplorare, un altro week end esplorativo abbastanza fruttuoso.
P1070135
Saltata l'immersione di Luca (e credo anche per il prossimo, quindi fino a dopo Pasqua si aspetta...), ci prefiggiamo di proseguire le esplorazioni in cima al P170, ma con l'imperativo di sistemarlo un po' meglio, e sostituendo la corda del 9 con quella del 10...
Il sacco-bambino con 200 metri di corda già dalla macchina si attacca automaticamente alle spalle di Dado, che in scioltezza se lo scarrozza fino al campo e poi anche fino in cima al bestione...
Entriamo un po' tardi, verso l'una di notte del venerdì. Kraus, Dado, io e Giorgio Mauri. La mancanza di Laura e Corra, ci fa appesantire le sacche, ma riusciamo ad avere solo un monolito a testa. Arriviamo al campo verso le 4 e quindi tra sistemazioni varie, si va in tenda verso le 6 di mattina. Dopo 5 ore di sonno si parte verso mezzogiorno in direzione Vedonero.
A salire, sistemiamo qualche sosta, e Dado arma al contrario sostituendo la corda. Il traverso terribile viene potenziato, ma rimane ancora un punto precario della struttura e dovremo trovare il modo di eliminarlo.
Queste operazioni sono lunghe e laboriose, e la verticale è una bestiaccia che a tratti lascia cadere lastre dalle pareti: è talmente grosso che si sfoglia e ogni movimento viene comunque fatto con delicatezza, essendo sempre attaccati alla parete. La salita è lunga e non scherza. Al traverso si hanno circa 150 metri du vuoto sotto, e qualche gocciolina di sudore in più c'è sempre....

Vedonero......
  
Altro fatto è che in pratica si scende fino a - 451 e poi si risale per altri 300 metri (come tornare alla base di Fonteno Beach): e quindi adesso si percorre un altro Bueno al contrario... In totale l'uscita è come fosse un -750...
Verso le 18/19 del sabato, finalmente tutti entriamo nel nuovo ramo, lasciando il grande vuoto alle spalle. Ci si rivedrà a ritorno, valutando il lavoro di riarmo.
DSC05103
Già nel percorrere la nuova forra, Giorgio si infila in un varco a soffitto, trovando una nuova via, e fermandosi davanti ad una volta con fango secco alla base, passabile in un'oretta di scavo: aria fredda in faccia e nero dall'altra parte... si comincia bene, ma andiamo oltre...
Arrivati alla base del P15, sempre Giorgio arrampica in libera, usando tre fettucce, e prosegue per poco, fino alla base di un nuovo P20 da risalire in artificiale, e da cui fuoriesce un corso d'acqua: in alto si vede chiaramente la forra che prosegue in dimensioni da camminamento... Rileviamo circa 50 metri, lasciando il materiale per risalire sul posto.
Ci rimangono ancora tre vie da vedere, quindi ci portiamo a monte del nuovo ramo, visionando la frana da cui esce il secondo corso d'acqua. Qualche arrampicata e si prosegue per una decina di metri, ma anche qui dobbiamo fermarci per mancanza di attrezzoni da scavo. Dalla parte opposta di queso tratto di forra, a circa 7 metri di altezza si può disostruire, e oltre si vede chiaramente un ambiente nero di dimensioni non piccole.
Ci buttiamo quindi a vedere il "famoso interstrato" ancora da rilevare e fermo su un ipotetico P50 da scendere...
Il lancio del sasso ci lascia tutti ammutoliti: sotto di noi c'è un nuovo bestione che dopo un rimbalzo, fa almeno 6 secondi di silenzio, per poi tuonare e in alcuni lanci è sceso ancora.
NON E' UN PI CINQUANTA!!!!!!!
                                                                                     Questo è il nome dato al nuovo mostro: potrebbe trattarsi di un bel nuovo centone da scendere: con le torcie non siamo riusciti a vederne il fondo, e le pareti sono veramente lontane. Dal basso, il suono è di ambiente gigantesco...
Yuhuuuuuuuuu!!!!!
... ma non abbiamo abbastanza corda per tentare: con 30 metri del 9 di diametro, non improvvisiamo nemmeno la calata a penzoloni nel vuotone immenso...
Con un traversino laterale però, proseguendo a soffitto della condotta di interstrato,  seguiamo il rumore di un piccolo ruscelletto che si riversa nel vuoto.
E al di là parte una nuova bellissima forra, con caratteristiche anche fratiche, concrezionatissima. Il pavimento, a due piani, presenta quello superiore totalmente concrezionato in giallo, e a tratti si spacca sotto il nostro peso. L'avrei chiamato "Croste di Grana"...
Rileviamo correndo come forsennati con Kraus che urlava "chiudesudritto!, chiudesudrittoooo!!!", circa 230 metri, per fermarci tristemente su una colata concrezionata mista a frana ricementata. Altro posto quindi da disostruzione quasi impossibile. Dalla frana comunque arriva aria e acqua.
Altri 280 metri da aggiungere al rilievo che adesso diventa sempre più incredibile.
E nuove vie da esplorare, compreso un pozzone che sicuramente regalerà prossimi tsunami di adrenalina.
DSC05139    Fotografie GGB
Il ritorno al campo non è più una passeggiatina adesso: il percorso si allunga smpre più, e rientriamo nuovamente verso le 4 di mattina della domenica.
Sfasciatissimi, ma cantando.
Il riso a vapore è come sempre uno dei migliori momenti di questi "viaggi", contornato dal fiume di idiozie che possono scaturire con l'euforia di certe esplorazioni.
Peccato non riuscire mai a dormire per bene, ma vabbè... mica si può pretendere tutto...
Si va in tenda che ormai fuori c'é il sole...
E quindi, ancora gasati dall'avventura, partiamo a razzo verso le 14 dal campo, uscendo in tre ore e mezza col tempo dell'ultimo...
Nuovamente...
Fantastico
max

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